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Primolo: Campane della Valtellina

Santuario (Chiesa Parrocchiale) della Beata Vergine delle Grazie.
Concerto di 5 campane ambrosiane in Mi3
Mi3 fuso da Soletti di Brescia nel 1790
Fa#3 fuso da Soletti di Brescia nel 1790
Sol#3 fuso da Ottolina di Seregno nel 1951
La3 fuso da Pruneri di Grosio nel 1898
Si3 fuso da Bianchi di Varese nel 1931

Le campane

La costruzione della torre campanaria di Primolo venne ultimata nel 1696.
Inizialmente il campanile venne dotato di una campana di pesi 25 (corrispondenti a circa 200 kg) fusa Giovanni Giacomo Quadrio di Chiuro nel 1696. La medesima campana venne rifusa più volte, inizialmente nel 1699 da parte di Paolo Antonio Gaffori di Poschiavo, poi nel 1701 e nel 1749.
L’anno 1761 Giovan Battista Soletti di Brescia ma residente a Breno e Innocenzo Maggi, “soci di una stimata ditta” presso la fornace per le fusioni di Lanzada fusero una campana di pesi 86 (corrispondenti a circa 688 kg.) in sostituzione della precedente di pesi 40 (circa 320 kg.).
L’anno seguente, nel 1762, Innocenzo Maggi fonde sul luogo un concerto di 3 campane sempre per il santuario di Primolo. Con la fusione delle due campane nel 1790 da parte di Gaetano Soletti, e le successive aggiunte, si è andato a formare l’attuale concerto campanario.

fonte: campanevaltellin.altervista.org

Valmalenco: La leggenda di Prìmolo

Uno dei luoghi più ameni della Valmalenco è sicuramente il paesino di Prìmolo (m. 1247), sopra Chiesa. Nella genealogia fantastica dei luoghi di Valmalenco, Primolo, come Chiareggio, è figlio di Chiesa e Màllero, ed ha come nonni materni Valmalenco e Pizzo Scalino. C’è una leggenda molto nota legata all’origine del suo nome e centrata sul tema dell’amore impossibile, che consuma e che conduce alla morte. Amore e morte, motivo tipicamente romantico, consegnato ad una storia semplice e commovente.
La storia inizia sul versante retico opposto a quello di Valmalenco, dove Guglielmo, figlio del conte di Tarasp, si ribellò ai progetti paterni, che lo volevano sposo della castellana Edda Kofer, personaggio sinistro, in odore di stregoneria, sospettata di aver ucciso il marito. Non era tempi nei quali ci si potesse tranquillamente opporre alla volontà paterna, e Guglielmo dovette, quindi, fuggire, cercando riparo, al di qua del passo del Muretto, in Valmalenco, giungendo proprio a Prìmolo, per l’antica mulattiera del Muretto, di cui ancora oggi si può percorrere il tratto San Giuseppe-Primolo. Qui incontrò una gentile fanciulla, Mina, figlia di un contadino. Com’è facile prevedere, nacque fra i due un profondo amore. Trascorsero, così, mesi felici, ma la felicità non dura mai troppo a lungo. Le primule, legate alla leggenda di Primolo. Foto di M. Dei CasNel frattempo, infatti, era morto, consumato dal dolore per la fuga del figlio, il padre di Guglielmo, e la notizia era giunta fino a lui, suscitando un forte rimorso. Era combattuto fra il desiderio di rimanere con l’amata e da quello di tornare per rendere omaggio al padre. ( segue …….. qui….)

fonte: waltellina.com